Nel variegato novero delle professioni più ricercate, quella del mediatore familiare occupa una delle posizioni di testa. Chiunque viva un rapporto a due sa che l’armonia si raggiunge attraverso una serie accettabile di compromessi e una continua smussatura delle divergenze caratteriali, unitamente a un’indefettibile volontà di venirsi reciprocamente incontro. In sostanza, nella coppia è sempre necessario mantenere un certo equilibrio che però, data la sua delicatezza, potrebbe essere talvolta smarrito, senza l’ausilio di un apposito professionista: il mediatore familiare. Capire come diventarlo può interessare coloro i quali vogliono aiutare le coppie in difficoltà e, al contempo, intendono farsi apprezzare in quello che, spesso, è un mercato del lavoro fin troppo ingolfato e ridondante.

Chi è il Mediatore familiare

Capacità di ascolto e di negoziazione, insieme a un’innata empatia, sono le peculiarità umane richieste a chiunque intenda intraprendere la carriera di mediatore familiare. Andando a innestarsi nel delicato tessuto di coppia, questo professionista deve saper mostrarsi comprensivo, portatore di una voce terza, di un punto di vista che non si ponga pro o contro qualcuno, che non intenda assumere la veste di giudice, ma che miri unicamente alla risoluzione delle problematiche che affliggono le parti del rapporto.

Percorso di studi: Cosa deve studiare

Nata negli Stati Uniti degli Anni sessanta, poi esportata in Europa due decenni dopo, quella del mediatore familiare rappresenta una categoria professionale che, almeno in Italia, non gode ancora di una disciplina organica, idonea a delinearne precipuamente i connotati legali. Nell’attesa che il legislatore provveda a colmare il vuoto normativo, nella prassi ci si affida a singole associazioni di categoria, quali AIMEF e SIMEF, che hanno istituito albi privati e che provvedono a indicare i percorsi formativi più idonei. Inoltre, per chiunque sia interessato a capire come diventare mediatore familiare, il Centro Italiano di Mediazione costituisce un ottimo punto di riferimento in quanto, tra le altre cose, riconosce validità ai seguenti percorsi formativi:

  • Il conseguimento di un diploma di laurea specialistica in Giurisprudenza, Psicologia, Servizi Sociali, Sociologia, Scienza della Formazione, o Scienze dell’Educazione;
  • La frequenza di un corso di formazione in Mediazione Familiare (generalmente istituiti su base regionale), della durata non inferiore a 12 mesi, e che preveda almeno 250 ore di lezione. Il corso deve articolarsi tanto lezioni teoriche quanto pratiche, e prevede un costo che, generalmente, va da 1200 ai 5000 euro. Al termine del corso, viene rilasciato un attestato avente validità su tutto il territorio nazionale;
  • La formazione continua mediante master, seminari e convegni.

Sbocchi professionali del Mediatore

Analizzato l’iter necessario a capire come diventare mediatore familiare, passiamo ad esaminarne gli sbocchi professionali. Il mediatore familiare può intraprendere il suo percorso formativo tanto nell’ambito pubblico quanto nelle strutture private, essendo numerose e variegate le tipologie di attività, sia statali che poste in essere dall’iniziativa dei singoli, volte alla tutela e al benessere della famiglia, considerata il nucleo fondante della società. Doveroso quindi tener d’occhio i concorsi riservati a professionisti simili, nonché le offerte di lavoro provenienti da strutture private operanti nel settore socio-assistenziale.

Partita IVA e INPS

E se abbiamo intenzione di svolgere il ruolo di mediatore familiare come libero professionista, come tale non dipendente da un ente pubblico né da un’impresa privata? In tal caso, al pari di ogni altro lavoratore autonomo, dovremo dotarci di apposita partita IVA, la cui procedura di apertura è più facile di quanto si possa supporre, essendo possibile anche in via telematica, seguendo la procedura indicata dal sito dell’Agenzia delle Entrate. Sempre meglio, però, chiedere ausilio a un esperto di fiscalità, che potrà guidarci nella scelta del regime contributivo più adatto alla nostra realtà lavorativa. Il mediatore familiare che intenda svolgere la sua attività come libero professionista dovrà altresì provvedere alla registrazione all’INPS, a fini contributivi. Mancando, come detto, una normativa che regolamenti tale figura professionale, non esiste di conseguenza un albo apposito pubblico né una cassa riservata ai professionisti del settore. Pertanto, il mediatore familiare dovrà iscriversi alla sezione “Gestione Separata” dell’INPS.

Guadagni del Mediatore familiare

Il vuoto normativo impedisce al mediatore familiare di avere un tariffario di riferimento in base al quale calcolare l’ammontare dei propri emolumenti. Anche in questo caso ci si affida alla prassi, che prevede possibilità di guadagno variabili tra i 50 e i 100 euro per ogni ora di lavoro, a seconda dell’esperienza e della reputazione acquisita.