Entrare in un contesto familiare in crisi non è mai semplice. Compiere questo passo senza compromettere ulteriormente una situazione già delicata, richiede il rispetto degli equilibri, la comprensione dei sottintesi, la capacità di empatizzare con ogni componente della famiglia. Doti determinanti, che devono necessariamente far parte del bagaglio umano e professionale di chi varca la soglia di un ambiente domestico con l’intento di spazzare via le nubi addensatesi sul focolare. È questo il ruolo di cui si fa carico il mediatore familiare, una figura professionale sempre determinante nel tentativo di riportare un po’ di sereno nelle relazioni di coppia.
Identikit
Le capacità umane di cui si è poc’anzi detto costituiscono i tratti distintivi di questo professionista, che gioca un ruolo chiave per dirimere i conflitti intercorrenti tra partner. Il tutto in un contesto più ampio, che miri a instaurare un clima di tranquillità e di benessere, tenendo altresì conto dell’eventuale presenza di minori. In particolare, il mediatore familiare assume l’onere di promuovere un incontro risolutivo tra i membri di una coppia, molto spesso arroccati su personalissime posizioni, occupate con la granitica certezza di trovarsi dalla parte della ragione. Una situazione che si verifica non di rado e che può venire modificata dall’intervento del mediatore familiare. Costui metterà pertanto a disposizione tutta la sua competenza per incoraggiare l’avvicinamento tra le parti, facendo leva sulla possibilità di creare nuovi equilibri, fondamentali per intraprendere un cammino di reciproco rispetto nell’interesse generale dell’intera famiglia.
Formazione
L’Italia è ancora sprovvista di un’apposita regolamentazione riguardante la professione di mediatore familiare. Nel frattempo, qualche dritta in merito è fornita da alcune associazioni di categoria (come AIMEF e SIMEF) e dal Centro Italiano di Mediazione. In particolare, quest’ultimo ha riconosciuto che, per poter esercitare la professione, sono ritenuti idonei i seguenti percorsi formativi:
- L’ottenimento di una laurea specialistica in Giurisprudenza, Sociologia, Psicologia, Servizi Sociali, Scienza della Formazione, Scienze dell’Educazione;
- La formazione continua conseguita mediante la partecipazione a master, seminari e convegni;
- L’adesione a corsi di formazione in Mediazione familiare.
I corsi di formazione sono generalmente organizzati in ambito regionale e prevedono una durata minima di 12 mesi e 250 ore di lezione, sia teoriche che pratiche.
Il corso di formazione
Scegliere questo percorso significa garantirsi la possibilità di carpire tutti i segreti utili a conciliare i disaccordi tra familiari. Ciò è assicurato dall’articolazione del corso, che fornirà a ogni partecipante le nozioni di psicologia, giurisprudenza e sociologia, fondamentali per analizzare e comprendere con precisione quel che accade tra le mura domestiche. Va precisato tuttavia che non tutte le 250 ore di corso sono dedicate a tali materie, essendo previsti ulteriori insegnamenti, quali ad esempio:
- Storia della mediazione familiare;
- Ruolo del mediatore familiare nell’ordinamento nazionale e internazionale;
- Modelli di mediazione familiare;
- Ristrutturazione e gestione del conflitto;
- Dinamiche e gestione dei rapporti disfunzionali della coppia.
Il corso prevede lezioni in aula ed esercitazioni pratiche, effettuate sotto la supervisione di un tutor. Durante il periodo di studio è altresì prevista la formazione di gruppi di lavoro in cui i corsisti, mediante l’ausilio di supporti video, avranno modo di analizzare le situazioni tipo di una famiglia in crisi, così da poter testare la propria abilità nel trovare la soluzione più opportuna. Al termine del programma, ci sarà poi un esame finale, superato il quale al candidato verrà rilasciato un attestato di abilitazione all’esercizio della professione.
Corsi di aggiornamento
Ottenere questo certificato non significa però potersi permettere di riposare sugli allori. Certo, l’attestato è importante perché consente di svolgere la professione, ma guai a sentirsi arrivati. Quello della mediazione familiare è un campo in cui è costantemente richiesto un aggiornamento, perchè in continua evoluzione sono sia le tecniche da applicare nel rapportarsi alla coppia, sia le disposizioni normative che regolano tale attività. Inoltre, come altri professionisti, anche il mediatore familiare è tenuto per legge all’obbligo di aggiornamento biennale. Ecco pertanto che partecipare a un corso di perfezionamento non è soltanto utile, ma anche necessario. Riservati, com’è ovvio che sia, a chi già possiede l’attestato di mediatore familiare, tali percorsi di studio hanno solitamente durata breve (generalmente, dalle 9 alle 18 ore) e permettono ai partecipanti di recepire le più recenti novità in materia di giurisprudenza e scienze comportamentali.
Il contenuto dei corsi di aggiornamento varia a seconda dell’ente organizzatore, tuttavia è possibile individuare alcuni insegnamenti che, data la loro importanza, sono previsti pressoché sempre. Tra questi, si segnalano:
- Tecniche avanzate di negoziazione;
- La preparazione all’incontro preliminare di mediazione;
- L’incontro preliminare di mediazione;
- Approfondimenti sulle novità legislative nella mediazione.
Al mediatore professionista è così offerta la possibilità di restare sempre al passo con le più recenti innovazioni sia in campo giurisprudenziale che socio-psicologico. L’ipotesi contraria non sarebbe neppure da prendere in considerazione; dire no all’aggiornamento vorrebbe dire non essere in grado di aiutare le famiglie e, conseguentemente, di autoescludersi dal mercato del lavoro.